giovedì 3 aprile 2014

EMPOLI E IL PONTORMO 3 (La Chiesa di San Michele Arcangelo a Pontorme)

E dopo aver visitato la Casa Natale del Pontormo e la prima parte della mostra PONTORMO E IL SUO SEGUITO NELLE TERRE D’EMPOLI nella Compagnia di San Michele, andiamo a vedere il resto della mostra nell'attigua Chiesa di San Michele Arcangelo.

CHIESA e COMPAGNIA si trovano nella piccola piazza San Michele lungo la via principale di Pontorme, antico castello annesso alla più grande Empoli nel Settecento.

La Chiesa è molto antica, edificata probabilmente nella seconda metà del X secolo, è menzionata nella Bolla di Celestino III del 1192 tra le 28 chiese parrocchiali del piviere di Empoli.
Venite con me che la visitiamo?


Dalla piazzetta antistante ne si individua subito la facciata dal fronte piuttosto stretto, in LATERIZIO ROSSO e con timpano triangolare. Il paramento murario è ancora per buona parte quello originale romanico e vi si leggono tutti i numerosi interventi e riassetti nel corso del tempo.

L’aspetto attuale è SEMPLICE, una porta centrale e due piccole finestre laterali a tutto sesto, in alto. Ma ci vuole poco per notare nella stratigrafia muraria alcune delle trasformazioni subite. Subito sopra l’arco di scarico della porta si nota la presenza di quella che era una bifora, ora tamponata.
La finestra era compresa in un arco a tutto sesto con soprarco a ghiera con decorazione geometrica a TRIANGOLINI (o cunei), i due archivolti sottostanti riproducevano lo stesso motivo che proseguiva nei piedritti, mentre nella lunetta era presente un bacino ceramico (ormai scomparso).
La parte inferiore della finestra è stata tagliata dall’arco di scarico della porta che fu rialzata nei secoli passati.

Infatti il Castello di Pontorme subiva spesso pesanti INONDAZIONI e ALLUVIONI a causa del torrente Orme qui vicino che era quasi privo di argini. In conseguenza di questo, dopo aver rinunciato a dire messa tutti i giorni (Papa Alessandro VII ne sollevò i parroci per questo motivo nel 1663), si risolse rialzando il pavimento della chiesa.
Il rialzamento fu poi ripetuto altre due volte per cui fu necessario rialzare la porta di accesso (ecco che fu tagliata la bifora) e addirittura anche rialzare il tetto. Anche questo segno è rimasto in facciata in un taglio obliquo che si nota soprattutto lateralmente, all’altezza dell’imposta degli archi delle due nuove finestre.

Entriamo.
Visto lo stato della facciata ci si può aspettare che anche l’INTERNO abbia subito pesanti trasformazioni. Ed in effetti è così. Se entriamo dalla porta principale ci troviamo in un ambiente bianco, anche se non molto luminoso (nonostante le finestre con vetri bianchi del cleristorio). L’aspetto è piuttosto moderno, scandito in tre navate separate da pilastri.
Il nostro sguardo è condotto naturalmente verso l'abside, sia grazie all'assenza di punti d'attrazione lungo la navata, sia grazie e all'imponente altare maggiore sul fondo.
Nella foto dell'interno vedete anche i CHIERICHETTI subito prima dell'inizio della Messa.

E com'è andata la mia visita, ve la devo proprio raccontare.
Sono entrata timidamente in Chiesa una DOMENICA MATTINA, tra una messa e l'altra, per fare le foto che mi mancavano. Temevo di disturbare così, quando mi si è avvicinato il gruppetto che vedete nella foto, ho chiesto al Diacono se potevo fotografare. Certamente! Mi è andato anche ad accendere le luci! Vedete che sono tutte accese lungo le navate?

Così, mentre loro provavano, io girellavo per la chiesa facendo foto e piano piano iniziava ad arrivare la GENTE per la Messa delle 11. Mi sono ritrovata nel mezzo ad una comunità vivace, attiva e molto ospitale! Almeno un paio di volte mi hanno chiesto scusa (loro!) se chiedevo di passare per avvicinarmi per fotografare. E invece ero io a disturbare i preparativi per la funzione!

E poi ecco che arriva il Sacerdote, sorridente, scherzava e giocava con i bambini in attesa dell'inizio delle Celebrazioni e salutava e stringeva la mano alle persone man mano che arrivavano! Fantastico.

Poi mi ha salutata e ho chiesto anche a lui di fotografare. Mi ha risposto dicendomi: "Fai pure! Questa è casa tua!"… che dire… Grazie Don Martin!

Ma torniamo alla Chiesa.

Come dicevo, le navate laterali sono frutto della trasformazione delle numerose Cappelle. (Si vede da questa foto che i muri tra una cappella e l'altra sono stati tagliati?)

Infatti, come molte piccole chiese romaniche, in origine era piccola, a navata unica absidata, a cui poi furono aggiunte, nel corso del QUATTROCENTO, le Cappelle laterali, sia da parte di famiglie facoltose per la sepoltura dei propri familiari, sia per devozione a particolari Santi.

Potete farvi un'idea della PIANTA della Chiesa, com'è ora e com'era prima, dal disegno che ho copiato da un interessante testo di Marco Frati riportato in bibliografia.
La parte in grigio chiaro era la pianta antica, come doveva essere in origine, quella in grigio scuro è l'attuale.

Le prime notizie sulle Cappelle riportano l’edificazione della Cappella di San Francesco e della Cappella di San Giacomo Apostolo già nel primo decennio del 1400.

Poi nel corso del secolo si aggiunsero la Cappella dei Santi Lorenzo e Ansano Martiri (costruita all’esterno e traslata dentro successivamente) e le Cappelle di Sant’Agata e di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi; e ancora la Cappella della S.S. Annunziata e San Sebastiano Martire e le Cappelle della Nunziatina e dell’Angelo.

Ma se vi guardate intorno non le vedete più, immaginatevi però che dovevano trovarsi più o meno al posto delle attuali navate laterali che furono ricavate aprendo i muri che separavano le cappelle l’una dall’altra.

Naturalmente prima dell’attuale sistemazione le Cappelle furono più volte mutate, costruendo ALTARI in pietra serena, cambiandone la dedicazione, togliendone e spostandone i DIPINTI (alcuni infatti non si trovano più qui), aggiungendo altari dedicati e così via.

Gli interventi maggiori, anche strutturali, furono fatti nel 1803 dal Priore Dario Santarnecchi soprattutto per salvaguardare la chiesa e il suo contenuto dall’umidità e dal pericolo di marcimento.

Allora, iniziamo dalla navata di sinistra e spostiamoci verso l’altare.

Oltrepassata l'acquasantiera troviamo sulla parete della navata (in corrispondenza con quella che era la prima cappella) un'urna che accoglie la statua della Vergine Addolorata.


Ho letto che la nicchia è stata realizzata  nel restauro condotto dall'allora Sovrintendenza delle Belle Arti nel 1948.

Poi incontriamo una PORTICINA, anch'essa bianca, e mimetizzata nella parete.

Se è aperta vi accorgete che conduce nell'attigua Compagnia di San Michele, anche questa degna di una visita.
L'Oratorio della COMPAGNIA fu costruito nel 1616 su progetto di Gherardo Mechini.

Lì accanto, sulla destra, vediamo un bel dipinto raffigurante i Santi Agata, Francesco e Domenico (nella foto è nella campata più a sinistra).
L'opera è di Cesare Dandini e, come altre opere, ha cambiato più volte collocazione all'interno della chiesa.

Originariamente si trovava nella quarta cappella della navata destra. Questa cappella era appunto dedicata a Sant'Agata e venne fondata da Filippo del Pozzo e da Donna Agnese, siciliani (infatti Sant'Agata è una Santa molto importante in Sicilia).
L'opera del Dandini fu dipinta attorno al 1640 in occasione del RESTAURO che Orazio di Domenico Mainardi fece all'altare.

Un'altra collocazione del dipinto pare fosse, prima dell'Ottocento, nella seconda cappella di sinistra (quindi all'incirca dove lo vediamo ora), poi fu appesa sopra la porta che conduce in Sagrestia, nel transetto destro. Dopo il restauro del 1994 è stato definitivamente sistemato dove lo vediamo adesso, al posto di un Confessionale.
Appena ho tempo vi racconto qualcos'altro su quest'opera che è veramente bella.

Proseguendo ci troviamo a passare davanti a una protome in pietra serena, una testina di uomo con baffi e barba che sporge dalla parete. Ce ne sono altre sparse per la chiesa e risalgono probabilmente al periodo di fondazione della chiesa, potevano stare forse a decorazione di mensole o altro tipo di supporti lapidei.

Continuando a camminare lungo la navata troviamo un'altra nicchia, anch'essa realizzata in occasione del restauro del '48, che ospita la statua di Sant'Antonio da Padova.

Ed eccoci finalmente arrivati al transetto sinistro.

La zona dell'attuale transetto e presbiterio furono realizzate negli interventi di ampliamento del Quattro-Cinquecento ed è forse l'area meglio conservata.
Nella testata del transetto troviamo un ALTARE in pietra serena di forme settecentesche che ospita un urna con la statua di Santa Caterina. Il culto di Santa Caterina V.M. è molto sentita a Pontorme per un'antica tradizione.
Infatti la Santa è anche conosciuta con il nome di Santa Caterina della Rota, simbolo del suo martirio ma anche strumento dei ceramisti.

Pontorme era fino dal XV secolo un centro importante per la produzione delle ceramiche e i ceramisti avevano nella Santa la loro protettrice.

Una buona documentazione della produzione ceramica pontormese è stata prodotta durante gli SCAVI ARCHEOLOGICI in occasione dei restauri della Casa Natale del Pontomo nel 2002.
Anche questa è una cosa da raccontare sulla storia di Pontorme: prossimamente.

E ora che siamo nel transetto non ci resta che ammirare la Cappella del S.S. Sacramento, proprio di fronte a noi accanto all'Altare Maggiore, con l' Altare dell' Immacolata Concezione.

Era questa la Cappella della Compagnia di San Michele, dedicata appunto alla Santissima Concezione.

Fu nel 1589 che venne chiamato Ludovico Cardi, detto il CIGOLI, per dipingere la pala dell'altare.
E' un'opera giovanile, in cui emerge ancora la sua vicinanza al Vasari. 
Una curiosita? No, ve ne dico due.
LA PRIMA è un fatto poco comune: il Cigoli rappresenta il demonio calpestato da Maria non come un serpente ma come una farfalla.
LA SECONDA: la parte inferiore del dipinto è purtroppo bruciato e tutti i particolari non sono visibili.
Dice che forse l'unica foto (naturalmente in bianco/nero) dell'opera prima dell'incendio si trovi in un testo di Mina Gregori.

Siccome quest'opera mi è piaciuta proprio tanto, nei prossimi giorni ve la racconto per bene. Naturalmente ve la racconto al mio modo, come la vedo io. Come probabilmente la vedeva la gente semplice che in quel periodo rimaneva INCANTATA e si EMOZIONAVA guardandola.

Ma torniamo a noi, ci sono ancora due cose da dire su questa Cappella che è anche la Cappella del Sacramento.
Il soffitto è coperto da una suggestiva volta a vela con stelle dorate mentre all’arco che dà sul transetto sono appesi incensori e turiboli d’argento che contrastano con lo sfondo celeste.
Sulla destra del Cardi abbiamo una pala con all’interno una nicchia per il Sacramento. L’opera credo che risalga agli anni ’50.

Ed ora dedichiamoci alla cappella dell’Altare Maggiore.
Questa ospita una delle opere più importanti opere della chiesa. Si tratta di un grande tabernacolo ligneo formato da un dossale intagliato e dorato a foglia d’oro realizzato nell’ultimo quarto del Cinquecento.
Al centro si trova il grande Ciborio, ai lati due tavole raffiguranti San Michele Arcangelo e San San Giovanni Battista.
Le due tavole sono di Girolamo Macchietti al quale fu affidato il compito di realizzare i Santi dai Confratelli della Compagnia di San Michele intorno al 1576.
Girolamo Macchietti, fiorentino, detto “del Crocefissaio", fece il suo apprendistato artistico nella bottega di Michele Tosini, molto accreditato a Firenze; la sua carriera iniziò con la collaborazione alle decorazioni dirette dal Vasari in Palazzo Vecchio, poi partecipò alla realizzazione degli apparati per i funerali di Michelangelo e più tardi lavorò allo studiolo di Francesco I sempre in Palazzo Vecchio.
Dagli anni ‘60 il Macchietti sembra aderire alle richieste del riformismo tridentino anche se non viene meno alla rappresentazione ideale della grazia cui era stato educato.

Nella PREDELLA troviamo le Storie dei due Santi e l’Ultima Cena; la rappresentazione si adegua alle richieste del Concilio e ai precetti secondo i quali le IMMAGINI, sebbene necessarie per la devozione e la conversione popolare, devono rispettare i testi sacri, la convenienza, il decoro e predisporre alla preghiera, in modo semplice e chiaro.
Un nuovo modo di fare arte sacra si stava diffondendo, un modo più vicino alle emozioni, al sentire umano e sincero in forme semplici, ma connotate dalla verità degli affetti e dalla nobilità delle ambientazioni.
Per gli artisti fiorentini l’esempio da seguire c'era già dai primi del secolo con il classicismo devoto di Fra’ Bartolomeo e il patetismo di Andrea del Sarto.

Nelle due immagini superiori di San Michele e San Giovanni troviamo invece una maggiore propensione alla PREZIOSOTA' e al SIMBOLISMO CRISTOLOGICO, forse dovuti ad un voluto omaggio al Pontormo e alla sua opera, presente proprio lì nel transetto.
Il Macchietti infatti aveva studiato l’opera del Pontormo, i colori dei Santi la richiamano in maniera evidente, così come le pose anche se più avvitate e morbide.
San Michele Arcangelo appare molto giovane e delicato, vestito alla romana ma con grandi ali da angelo, ha le mani giunte in preghiera e lo sguardo sereno è rivolto al ciborio. Sotto al piede trattiene il demonio, in sembianze di draghetto alato color verde, quindi molto tradizionale.
Anche San Giovanni Battista è rappresentato con gli attributi tradizionali: la veste di cammello, la croce con il cartiglio, l’aspetto eremitico e l’agnello e il dito puntato verso l’alto, sede del vero Dio. Si aggiungono a questi attributi, quello del mantello che, di colore rosa, richiama quello dell’opera del Pontormo.
L'opera è stata restaurata nel 2000.

Ed ora siamo nel transetto destro…
No, no, fermi, non guardate subito l'opera del Pontormo, lo so che è bella, ma prima guardiamo l'abside semicircolare nella cappella a lato dell'Altare Maggiore.

E' la Cappella del Battistero; le pareti sono decorate da un AFFRESCO di autore ignoto realizzato, si suppone, alla fine del XV secolo o all'inizio del XVI.
Fino al 2004 l'opera versava in pessime condizioni tanto che ne era quasi illeggibile il tema (il Battesimo di Cristo). Dopo il restauro, che ha riguardato anche il risanamento delle murature dall'umidità, è tornato ad essere visibile e ad avvolgere nuovamente il neofita che si appresta al Battesimo.
Infatti la Cappella ospita al centro il Fonte Battesimale, datato 1435.

In questo anno Papa Eugenio III concesse al parroco di Pontorme la possibilità di amministrare questo sacramento. Fu una concessione dovuta a necessità, come abbiamo già detto, a causa delle soventi alluvioni dell'Orme che isolavano la zona.
Ma questo fu anche un grande segno del desiderio di indipendenza da Empoli e dalla Pieve di Sant'Andrea, dalla quale, fino ad allora, gli abitanti di Pontorme dipendevano per i battesimi.

Come si vede la tazza riporta il sigillo di Pontorme, lo stemma del Castello, cioè il Ponte sull'Orme. E' rappresentato con due arcate e, a guardarlo bene, sembra di intuire che fosse in laterizio, se ne vedono i ricorsi e la cornice di imposta degli archi. Al di sopra del parapetto, sulla destra, si vede un ulteriore struttura che, secondo la tradizione, dovrebbe essere un arco caduto in rovina.

Lo stesso ponte a due archi con arco rotto sulla destra lo si vede sulla riproduzione che ne fa il Manni nel suo Osservazioni istoriche di Domenico Maria Manni ... sopra i sigilli antichi dei secoli bassi, l'ho riportato qui accanto. Oltre al ponte si vedono San Michele Arcangelo con in mano l'asta con il Giglio Fiorentino e l'arme dei Capitani di parte Guelfa con l'aquila che artiglia il drago.

Questo stemma fu adottato dal Castello di Pontorme successivamente all'alluvione dell'Arno del 1333 che distrusse le mura e anche l'edificio porticato che si trovava rappresentato sul sigillo precedente, come ricorda qui il Repetti.

Lo stemma precedente di Pontormo è visibile all'interno dello stemma della Lega d'Empoli (l'ho preso sempre dal Manni) che comprendeva Empoli (sigillo con Pieve di Sant'Andrea, al centro), Monterappoli (sigillo con una vite con grappoli d'uva su 6 monticelli, a sinistra) e Pontorme (sigillo con l'antica loggia e la torre merlata dell'edificio ormai scomparso).

Ma proseguiamo la visita… siamo proprio sul più bello: PONTORMO!!!
Nella testata del transetto destro troviamo il lavoro più importante presente a Pontorme: i Santi Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo dipinti dal Pontormo. La pala risale al 1518, quando venne realizzata a celebrazione del tardotrecentesco Santissimo Crocifisso ligneo di grande devozione popolare.
Siccome l’opera è importantissima, potete trovare molte informazioni su diversi siti, quindi scriverò solo una piccola descrizione di ciò che mi ha colpito.


E’ suddivisa in due tavole che avvolgono al centro la nicchia che ospita il Crocifisso; ai lati le due figure affrontate di San Giovanni Evangelista e San Michele Arcangelo.

Sulla tavola di sinistra compare San Giovanni Evangelista.
E’ rappresentato in piedi, ormai VECCHIO, con la barba lunga e bianca mentre sta scrivendo appoggiato su un ipotetico leggio (non si vede ma qualcosa ci doveva essere).
Non è il San Giovanni del Vangelo ma è quello dell’Apocalisse. Infatti ne sono un chiaro riferimento sia la presenza sull’altro lato di San Michele Arcangelo, sia (è scuro ma se guardate bene si vede) la presenza ai piedi del Santo dell’AQUILA. San Giovanni è considerato il teologo per eccellenza e, come l’aquila che si riteneva potesse fissare il sole, così lui poteva contemplare la Vera Luce del Verbo con la sua visione dell’Apocalisse.

La figura di San Giovanni si avvolge su se stessa, infatti mentre la parte inferiore del corpo è rivolta verso destra, il busto e il volto sono rivolti verso sinistra, probabilmente verso l’altare, data l’originaria collocazione della pala nella stessa posizione in cui la vediamo oggi.
Sembra assorto e concentrato alla ricerca dell’ISPIRAZIONE.

I colori utilizzati sono piuttosto pacati, la figura si staglia su un fondo grigio scuro e la veste è di un grigio blu. Il mantello che cinge la vita del santo invece, voluminoso e morbido, è di una tonalità di rosso delicato.

Dall’altra parte si innalza con forza la figura di San Michele Arcangelo.

Inutile dire che è la mia preferita. Nonostante il volto GIOVANE e i capelli biondi la sua figura è possente, i gesti decisi, il fisico forte. Non ha nulla a che fare con il San Michele delicatino del Macchietti, questo tiene lo SCUDO con la mano sinistra, nella destra brandisce la SPADA, le ali asimmetriche nell’azione.

E ai suoi piedi il demonio. Sorpresa!
Il demonio è rappresentato come un bimbetto, schiacciato sotto al piede del santo.

Ma da che si capisce che è il demonio?
Pochi particolari. Primo di tutti ciò che sta facendo: sappiamo che San Michele è colui che soppesa le anime, ha infatti anche una BILANCIA della quale vediamo i due piccoli piatti (sono delle ciotoline dorate, una delle quali appare come un cerchietto in mano al bambino-demonio) legate da tre fili sottili (che se li guardate bene sembrano quasi veri). Il demonio allunga una mano ad acchiapparle per accaparrarsi le anime e ne capovolge una.

Altro particolare demoniaco: la piccola ala uncinata e scura sulla schiena del bimbo-demonio e l’orecchio a punta che sporge sulla sinistra della gambiera del santo. Ma il diavoletto ha un’espressione sofferente, non è insensibile alla FERITA che San Michele gli ha appena inflitto (si vede dietro al braccio un segno rosso di sangue).

Anche in questa parte lo sfondo è grigio ma i colori del San Michele sono più accesi: i gambali sono gialli e il mantello è rosso vivo, richiama quello del San Giovanni solo per la posizione speculare attorno alla vita.

Guardando l'opera non stupisce che Michelangelo abbia detto del giovane Pontormo: "Questo giovane sarà anco tale, per quanto si vede, che, se vive e seguita, porrà quest’arte in cielo."

E ora che abbiamo visto questo bellissimo CAPOLAVORO non ci resta che tornare verso l'uscita percorrendo la navata destra.

Ma prima di incamminarci diamo uno sguardo all'organo e alla cantoria (scusate la foto è pessima, se ci torno ne farò una nuova).

L'ORGANO fu ricostruito nel 1963 ed è composto da 1115 canne, 2 tastiere e 10 registri naturali. E' stato restaurato nel 1996.

La CANTORIA, rettilinea e semplice con balaustrata di legno, risale invece al 1949 quando venne sostituita quella secentesca, in legno bianco e oro, spanciata, sagomata e con fregi.

Peccato, una delle tante perdite.
Ma ce n'è anche un'altra più curiosa: il soffitto della navata centrale e del transetto era, fino ai primi decenni del Novecento, coperto con una tela disegnata a finti cassettoni in stile barocco. Al centro della tela, proprio sopra al presbiterio, spiccava la figura di San Michele Arcangelo con ai lati i quattro Evangelisti.

Bene, volete sapere che fine ha fatto?  Fu venduta per acquistare quattro sedie imbottite a schienale alto e qualche altro arredo.

E quindi continuiamo nella navata.

Nella prima campata che attraversiamo troviamo il quadro di San Lorenzo Martire, copia tarda dell'opera di Francesco Curradi, che fa parte del patrimonio artistico della Fondazione della Cassa di Risparmio di San Miniato.

Il dipinto è in pessime condizioni e avrebbe bisogno di un restauro. Rappresenta il San Lorenzo, adagiato sulla graticola ardente, che si sta voltando sull'altro fianco, con lo sguardo rivolto verso l'alto.
Alle sue spalle due putti che hanno tra le mani la CORONA ed un ramo di PALMA.
Purtroppo il fondo è talmente scuro che non si riescono a cogliere i particolari e anche la graticola si confonde nel fondo nero.


Nella seconda campata troviamo invece, appeso sopra il confessionale, il Cristo Risorto, dipinto dal pittore fiorentino Andrea Cianchi e figlio nel 1679. Sembra che l'opera fosse utilizzata per coprire il Santissimo Crocifisso ed infatti per molto tempo la sua collocazione è stata nella Cappella del Battistero. E' infatti noto che col Crocifisso venissero fatte le SCOPRITURE in occasioni liturgiche importanti; meno noto è invece che le scopriture venissero fatte anche con l'opera del Cigoli, che era infatti celata di norma con un telo.

Proseguo.
Sotto l'arco della campata successiva è collocato un PULPITO in legno di noce intagliato.

L'opera è di un certo valore ed è stata realizzata da un artigiano pontormese nei primi dell'Ottocento. Nella parte superiore troviamo scolpito un CALICE con OSTIA sorretto da due angeli, ai lati troviamo invece il simbolo di Maria (due M incrociate) e il simbolo di Cristo (le lettere IHS).


Sul retro uno sportello permette l'ingresso del sacerdote.

Originariamente il pulpito aveva anche un baldacchino che però è andato distrutto nell'ultima guerra. Anche alcune parti del fianco del pulpito furono danneggiate, ma è stato possibile recuperarle grazie all'abilità di un altro artigiano intagliatore pontormese.

Siamo quasi all'uscita. Nell'ultima campata troviamo l'affresco rappresenta la Vergine con Bambino con i Santi Lorenzo e Ansano. Fu relizzato da Vincenzo Guria o Giuria da Pisa, pittore incaricato dal parroco Santarnecchi nel 1829. La sua presenza qui testimonia l'originaria collocazione della Cappella dedicata a questi santi dopo la traslazione all'interno della chiesa nel 1522. Come già detto non rimangono tracce dell'altare.


Fine della visita.


All'esterno, se continuate sulla via principale, vedete sulla sinistra il CAMPANILE.
Il campanile originario era a vela in facciata, mentre quello che vediamo risale agli anni venti dell'Ottocento. Infatti solo in quegli anni si arrivò alla costruzione di un campanile degno della Campana di Santa Caterina.
Come già detto Santa Caterina era la patrona dei vasai pontormesi e la campana si dice che fu fusa con la sua benedizione e veniva suonata per la festa della Santa e per scongiurare il cattivo tempo.
La campana, quella di Santa Caterina, è però molto più antica del campanile; ho letto che risale al 1278 quando fu fusa e posta su una torre delle mura di Pontorme.
Veniva suonata, oltre che per la festa, per richiamare la popolazione per le deliberazioni comunali, per la difesa e per le alluvioni e gli incendi.
Poi con l'annessione di Pontorme e Monterappoli a Empoli nel 1774, venne abbattuta la Casa Comune e la Torre per spezzare le individualità e i campanilismi e la campana fu data alla Chiesa.
Oltre alla Campana di Santa Caterina altre due campane furono fatte nel 1822 e poste sul campanile.

Ultime due cose.
La parrocchia di Pontorme ha una comunità molto attiva e accogliente. Pubblicano un bollettino parrocchiale chiamato Pontormino con (oltre alle preghiere e ausili spirituali) articoli vari, recensioni di libri, consigli di cucina, giochi ed enigmistica... Sono forti!!!

Spesso la chiesa è chiusa, ma se non potete proprio aspettare l'orario delle messe, provate a guardarvi in giro un attimo. Potreste avere la fortuna di incontrare uno degli attivi parrocchiani che vi può aprire, oppure se proprio non vedete nessuno, provate a suonate al cancellino verde lungo la via di fronte alla piazza. Il padrone di casa è gentile e se non ha da fare potrà sicuramente aiutarvi… Ah, io non vi ho detto niente, eh!


Sulla stessa via, poco più avanti visitate anche la Casa Natale del Pontormo. Come ho fatto io QUI.


Vedi i post su EMPOLI.



BIBLIO:
http://www.inempoli.it
http://www.dellastoriadempoli.it
http://www.casapontormo.it
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giovanni_Evangelista_e_san_Michele_Arcangelo
Fiorenzo Sostegni: Storia della Chiesa Prioria di San Michele Arcangelo a Pontorme - Nova Arti Grafiche, 2008

Marco Frati: Chiese romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie, e chiese rurali tra l’Arno e il Chianti – Editori dell’Acero, 1997
A.A.V.V.: Empoli. I luoghi e i tesori della storia - Editori dell'Acero, 2012

3 commenti:

  1. bellissimo il vostro sito, complimenti...

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    Risposte
    1. Grazie, si fa quel che si può, con tanta passione!

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  2. Ciao Leslie,
    bellissimo il tuo articolo. Molto accurato e con delle bellissime foto.
    Forse ci siamo viste quando sei venuta a fare le foto in chiesa. Doveva essere il mercoledì 12 febbraio quando è venuto in visita pastorale il nostro Arcivescovo Betori.
    Ti piacerebbe collaborare con noi al nostro giornalino parrocchiale?
    Se vuoi possiamo incontrarci oppure comunicare tramite l'indirizzo mail parrocchiasanmichelepontorme@interfree.it
    Se passi dalla nostra parrocchia puoi entrare e prendere una copia del nostro giornalino così possiamo conoscerci meglio.
    Spero di sentirti presto.
    Barbara

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