mercoledì 28 agosto 2013

CASTELFIORENTINO, visita al BEGO, Museo di BEnozzo GOzzoli


Il giorno di San Lorenzo (il 10 agosto) si festeggia il 2° santo patrono di Castelfiorentino (dopo Santa Verdiana), e viene festeggiato organizzando interessanti eventi ludico-gastronomico-culturali. Cosa c’era da fare quest’anno?

Erano previste visite gratuite al Museo di Santa Verdiana e al BEGO, la Chiesa di San Lorenzo era aperta e in piazza Gramsci (la piazza centrale di Castelfiorentino basso) c’era musica e distribuzione gratuita di COCOMERO!
Che bello, andiamo!

Prima di tutto vi racconto il BEGO, che mi ha proprio stupita. BEGO sta per BEnozzo GOzzoliE chi era?

Se non avete voglia di leggere biografie su testi ufficiali tipo qui o qui, vi faccio un breve riassunto. L'ho scritto diverso, semmai lo saltate.

Si chiamava Benozzo di Lese (Alessio?) di Sandro. Il cognome Gozzoli l’ha inventato il Vasari nella seconda edizione delle Vite, non si sa perché.
Comunque, se ne ha parlato il Vasari, era famoso. E infatti lo si può considerare come il Genius Loci della Valdelsa.

Nacque nel 1420 (o 1421) a Firenze e intorno al 1435 fu iniziato dal padre al lavoro nelle botteghe di pittura. Ma prima era andato a scuola, era un artista colto che padroneggiava il latino e scriveva correttamente. Non si sa in quale bottega abbia fatto il suo apprendistato, forse Bicci di Lorenzo, forse Zanobi Strozzi, forse il Beato Angelico (come dice il VASARI, ma lui era un po' pettegolo).
Non si sa.

Ma si sa che presto divenne conosciuto e ambìto e che lavorò col Beato Angelico alla decorazione a fresco del Convento di San Marco, tra il 1439 e il 1444, e con Lorenzo Ghiberti alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze.
Da quel momento decolla la sua carriera, qualche anno dopo lavorerà a Roma e a Orvieto (inizialmente con l’Angelico), poi di nuovo Firenze, Montefalco, Foligno e Narni.

Questo è il periodo migliore della sua produzione: spontanea e semplice.
Dal 1453, lavora a Viterbo per il Pontefice Niccolò V, poi a ROMA.
Ed ecco che alla fine degli anni ’50 torna in Toscana, gli affreschi del Corteo dei Magi in Palazzo Medici Riccardi per Piero il Gottoso affermano la definitiva fama di Benozzo alla corte dei Medici.

Ma a causa della PESTE del 1463 a Firenze, l’artista si reca in San Gimignano e Certaldo, poi Pisa, Legoli e Volterra. In questi anni di attività Benozzo si era misurato con la realizzazione di due importanti tabernacoli, il Tabernacolo dei Giustiziati a Certaldo e il Tabernacolo oggi all’interno dell’Oratorio di Santa Caterina a Legoli.
Spero di aver scritto tutto giusto.

Ora basta, tanto, informazioni su Benozzo ne trovate ovunque a bizzeffe!

E veniamo a Castelfiorentino.
I due più importanti Tabernacoli si trovano proprio qui, furono commissionati da Messer Grazia di Francesco, priore di Castelnuovo.
Il Tabernacolo della Madonna della Tosse fu eseguito nel 1484 e si trovava sulla strada per Castelnuovo d’Elsa mentre quello della Madonna della Visitazione è del 1491 e si trovava nell’attuale via Benozzo Gozzoli.

Ho detto che si trovavano, al passato, perché ora gli affreschi non sono più là. A causa dell’esposizione ad ogni sorta di intemperie, alluvioni, caldo, freddo, umidità, si rischiava di perderli per sempre. Così, alla fine degli anni sessanta li hanno staccati e sono rimasti nei depositi della Soprintendenza di Firenze per una ventina d’anni.

Poi nel 1987 li hanno esposti nelle sale della Biblioteca Comunale di CASTELFIORENTINO, ma il luogo non era adatto e non permetteva la fruizione nel rispetto della loro collocazione spaziale originale.

Finalmente arriva il 2008. Gli affreschi sono stati smontati di nuovo (e per toglierli dalla collocazione hanno dovuto fare una breccia nel muro dell’edifico che li ospitava), e li hanno ricostruiti insieme alla struttura del tabernacolo, nell’apposito, nuovissimo Museo BE.GO.

Il contenitore.

NUOVISSIMO e fatto apposta, l’edificio nasce al posto di un fabbricato degli anni sessanta, accanto al piccolo Oratorio di San Carlo. E’ un volume unico, completamente isolato nel piccolo slargo cittadino e circondato da una base-panchina curvilinea su cui si può sostare. Anche un po’ piazza, dunque.

Le pareti esterne sono rivestite in elementi in cotto che marcano le facciate con grandi pannelli a righe interrotti dalle cornici delle aperture; il tutto con aspetto contemporaneo ma con materiali tipici (laterizio) di due delle chiese più importanti di Castelfiorentino: la Collegiata di San Lorenzo e la Pieve di Sant’Ippolito e Biagio
Come prevedibile dall’esterno, l’interno si mostra subito nel suo doppio volume nella parte centrale, necessario per ospitare la ricostruzione del Tabernacolo della Visitazione alto circa 6 metri.

Entriamo.

Ho avuto fortuna. La visita guidata sta per iniziare. Nell’attesa, mi avventuro un po’ dando una sbirciatina da sola al museo.

Come già detto al piano terra, al centro, si innalza il Tabernacolo della Visitazione che, nelle parti alte può essere visto salendo la scala per il piano di sopra, dove un ballatoio con parapetto trasparente ci fa godere degli affreschi più alti che non avremmo potuto vedere nella collocazione originaria.

Inoltre attorno alle pareti troviamo le sinopie del Gozzoli che sono state trovate sunto gli affreschi al momento dello stacco.

Al piano di sopra si trova poi l’altro tabernacolo, quello della Madonna della Tosse; all’ultimo piano, in posizione un po’ più riservata, la saletta didattica per attività varie.

Ma sento delle voci: la visita guidata sta iniziando.

Riscendo al piano terra.
La guida ha appena iniziato a spiegare il Tabernacolo della Madonna della Visitazione.
Mi aggrego al gruppo, eravamo una decina di persone. La guida si chiama Stefania Bertini ed è una delle due ragazze addette alle visite guidate.

Avendo letto la guidina introduttiva avevo iniziato a cercare il percorso di lettura… ma con la guida è tutta un’altra storia, la cosa si mostra subito appassionante.

Il Tabernacolo racconta le storie riguardanti la vita della Madonna, tratte dal Vangelo di Luca e dal Vangelo Apocrifo dello Pseudo Matteo, perché gli altri ne parlano molto poco. La sua funzione, oltre che celebrativa, è didattica, cioè insegna le storie dei Vangeli a chi non aveva la possibilità di leggere e studiare.

Quindi si inizia dalla lunetta all’interno del tabernacolo, la Cacciata di Gioacchino dal Tempio. Stefania ci spiega che per la fede ebraica la sterilità era segno di poca benevolenza del Signore, così Gioacchino viene cacciato dal Sacerdote.
Notiamo subito un particolare curioso (la guida ci dice che è lo stesso che notano i ragazzini delle scuole): Benozzo ha scritto il titolo della scena alla base del fresco e l’ha scritto in DIALETTO TOSCANO.

Si legge: CHOME GIOVACHINO PADRE DELLA VERGINE MARIA FU CHACHATO DEL TENPIO DAL SACERDOTE PERCHE GLERA STERILE.

Difficile capire la penultima parola per un non toscano, ma noi sappiamo che GLERA va letto GL’ ERA, con la "gl" dolce, come GLI!

Poi andiamo avanti, si percorre il Tabernacolo all’esterno in senso antiorario per leggere gli affreschi del registro superiore e poi in senso orario per il registro inferiore. Osserviamo così la storia di Maria, dal Sogno di Giovacchino, alla Natività della Vergine, la Presentazione al Tempio, lo Sposalizio con Giuseppe, fino all’Annunciazione e alla Natività di Cristo, purtroppo quasi completamente perduto. Infatti il Tabernacolo si trovava in origine nell’attuale via Benozzo Gozzoli, poco lontano dall’Elsa e le numerose alluvioni e l’umidità a cui sono stati esposti gli affreschi ce ne hanno fatto perdere una grande parte.

Una CURIOSITA', anche se ben nota, spiegataci dalla guida.
Nell’Incontro di Gioacchino e Anna è rappresentata sullo sfondo una grande città. Dovrebbe essere Gerusalemme ma potrebbe assomigliare a Castelfiorentino vista dal punto dell’originaria collocazione del tabernacolo. Dico POTREBBE perché la grande cupola rappresentata, che dovrebbe corrispondere a quella della Collegiata di San Lorenzo, fu costruita due secoli più tardi.
Licenza d’artista per identificare il Santo Sepolcro nella duplice lettura Gerusalemme-Castelfiorentino?

Prossimamente proverò a fotografare la vista cercando di ravvisare la somiglianza.

Tornati all’interno del tabernacolo, sulla parete frontale, si intravede la parte alta di una finta pala d’altare (tipo quella che vedremo nel Tabernacolo della Madonna della Tosse), con al centro la Madonna in in trono col Bambino tra i santi Paolo, Lorenzo, Stefano e Pietro in piedi, san Francesco e santa Chiara genuflessi.
Ma questo lo sappiamo solo da fonti scritte antiche, ora non si vede più niente.

Delle varie storie, un’immagine in particolare mi è piaciuta: è quella, tutta al femminile, della Natività della Vergine.

Come si addice a eventi del genere, le protagoniste sono tutte donne, vediamo Sant’Anna che giace ancora a letto, si sta lavando mentre si riprende dal travaglio, l’aureola in scorcio; la neonata Vergine Maria è invece sulla destra, in braccio alle amorevoli nutrici, in primo piano, già fasciata, come usava all’epoca.


E sempre in primo piano, sulla sinistra, un PERSONAGGIO MISTERIOSO.
Una donna importante, per vesti, posizione e atteggiamento.

Chi è? 
Il Tabernacolo si trovava nella zona chiamata Santa Maria della Marca, cioè di là dall’Elsa, vicino al Monastero delle Clarisse.
Da alcune documentazioni sembra che la Badessa del Monastero, Suor Brigida de’ Bardi (di ser Giuliano di Francesco Bardini da Firenze) abbia acquistato un terreno il cui pagamento potrebbe essere servito per la realizzazione del Tabernacolo.

Questo documento mette in dubbio la committenza del Grazia di Francesco facendo propendere per la committenza della BADESSA, che potrebbe quindi essere il personaggio misterioso.

Ma questo non è l’unico personaggio controverso. Lo vedremo poi al piano di sopra.

Altra cosa interessante che ci ha fatto notare Stefania sono le sinopie, esposte lungo le pareti del museo,  e la frequenza con cui Benozzo vi ricorreva. Quello era infatti un periodo in cui si stava cambiando tecnica, i disegni preparatori fatti con la polvere rossastra stavano cadendo in disuso, superati dai cartoni e dallo spolvero.

Ma BENOZZO vi ricorreva disinvoltamente e proprio da questi si può riconoscere la sua consuetudine a stilemi più o meno frequenti. Infatti le sinopie di composizioni classiche sono più schematiche, l’artista andava abbastanza a braccio, tale era la confidenza, mentre le composizioni più innovative erano più studiate e provate nei minimi particolari.

Andiamo di sopra.

L’altro Tabernacolo è quello della Madonna della Tosse.

Sono frequenti gli appellativi di questo genere quando la fede popolare ravvisa nella Vergine Maria, la Mamma vera, la Mamma di tutti, che può aiutare i figli nei momenti di sofferenza e di malattia. E infatti a questo Tabernacolo erano rivolte le preghiere delle madri per la guarigione dei figli dalla Tosse, quella chiamata Tosse Cattiva o Tosse Canina, ovvero la pertosse.

Il Tabernacolo è più piccolo dell’altro, più basso, e gli affreschi si trovano solo sull’interno.

Sulla parete centrale, come già detto, è rappresentata una finta pala d’altare con la Vergine in Trono col Bambino, con a fianco i Santi Pietro, Caterina d’Alessandria, Margherita e Paolo.

Un particolarissimo trompe l’oeil mostra come il trono venga scoperto da 5 angeli che sollevano un drappo. Un effetto speciale, diciamo, che ricorda la Pala di San Barnaba del Botticelli che è coeva.

Sotto l’affresco, in basso, doveva trovarsi in origine un ALTARE sul quale appare appoggiata, ma è dipinta, una piccola immagine di Cristo, come se fosse un EX VOTO per una guarigione avvenuta. Veramente d’effetto.

Ma l’effetto vero è che in questo museo PUOI accedere all’interno dei tabernacoli, puoi avvicinarti, fotografare, con rispetto, s’intende, e puoi goderti queste magnifiche opere ad un palmo dal naso.

Infatti abbiamo persino notato scritte e graffi sopra gli affreschi, atti vandalici antichi e moderni (non cambiamo mai!), alcuni datati XV secolo.

Sulla parete di sinistra per chi guarda c’è la scena delle Esequie della Vergine. Questa è una delle raffigurazioni di cui la sinopia era piuttosto semplice, infatti la composizione è classica, ci fa notare la bravissima guida, l’immagine è divisa in due parti dalla linea verticale immaginaria della Trinità, che va dalla rappresentazione di Dio, in alto al centro, attraverso lo Spirito Santo (la Colomba subito sotto), e poi Gesù, in basso. Gesù tiene in braccio la Madonna, disegnata in piccolo, rappresenta la sua ANIMA che sta per salire al CIELO.

Ai lati, angeli e Santi, mentre davanti, in primo piano, ecco comparire il COMMITTENTE dei tabernacoli, Messer Grazia di Francesco.
E poi altri personaggi, che la guida vi dirà quando andrete a visitare il museo.

Sono talmente vicina che mi diverto a fotografare i PARTICOLARI: il volto di Messer Grazia, non ha caratteristiche idealizzate o poco realistiche, sembra il ritratto di un nostro contemporaneo, e l’angelo che tiene il turibolo vi soffia dentro e si vede che sta gonfiando le guance!

Emozionante.

L’altra parete, quella a destra per chi guarda, è occupata dall’Assunzione della Vergine in cielo che si rifà alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine e ai Vageli Apocrifi.

Raccontata brevemente: dopo tre giorni dalla morte di Maria, Gesù l'accolse in cielo, ma la cintura della Vergine cadde, o fu lanciata, rimanendo stretta nelle mani di San Tommaso.
Si dice che il gesto fosse segno di particolare predilezione oppure per il rafforzamento della Fede di San Tommaso che aveva dubitato della Resurrezione di Cristo.
La cintura è dunque simbolo dell’Assunzione di Maria al Cielo.

Piccolo inciso: una tradizione molto sentita la vuole conservata a Prato, trasportata intorno al 1141 da un certo Michele, pellegrino e mercante pratese che l'avrebbe ricevuta in dote sposandosi a Gerusalemme. Michele l' avrebbe poi donata in punto di morte, nel 1172 circa, alla Pieve di Santo Stefano che ancora oggi la conserva. Viene mostrata ai fedeli più volte l’anno.

Torniamo a noi.
Due particolari da notare: i personaggi attorno al sepolcro o guardano sù o guardano giù. BENOZZO sapeva di essere bravo in questo tipo di rappresentazione in scorcio e ripete spesso questo stilema, che diventa un po’ la sua caratteristica.

L’altro particolare?
Un altro intruso, un personaggio reale disegnato in piccolo a sinistra. Ma non vi dico chi è, se siete curiosi, chiedetelo alla brava Stefania o all'altra guida quando lo visiterete!

Devo dire la verità, non avrei potuto notare questi particolari, né saputo individuare i personaggi senza le informazioni della bravissima guida che ha saputo rendere la spiegazione interessante e divertente raccontando aneddoti e curiosità.

Si sa, quando le cose si fanno con passione, si vede!
Brava davvero!

Ultima: oltre alle opere di Benozzo il museo ospita mostre temporanee di artisti contemporanei che realizzano lavori in qualche modo collegati con Benozzo.
Interessante.

La mia opinione: sono stata veramente CONTENTA di aver visitato il BEGO, ho scelto proprio bene. E se mi capita ci ritorno!

Di norma il biglietto costa 3,00 meritatissimi euro, se avete fortuna o lo richiedete potete trovare qualcuno del personale disponibile per le visite guidate, come nel mio caso.

Altre informazioni: sul loro sito ufficiale http://www.museobenozzogozzoli.it

Andate a visitarlo e buon divertimento!




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Biblio:
ascoltando la guida;






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